Istituto Italiano di Diritto Collaborativo

IICL – ISTITUTO ITALIANO DI DIRITTO COLLABORATIVO
Italian Institute for Collaborative Law

logo_cCos’è il processo collaborativo?
E’ una alternativa extra giudiziaria al processo di divorzio per limitare lo stress, i costi e l’imprevedibilità tipica della soluzione giurisdizionale.
Molti avvocati potranno dirvi che in ciò non vi è nulla di nuovo perché tutti i professionisti di area legale che hanno sviluppato una maggiore attenzione e sensibilità ai problemi connessi alla separazione della coppia coniugale, cercano di perseguire in via preventiva un tentativo di risoluzione consensuale della separazione/divorzio: ma il diritto collaborativo rappresenta un passaggio più evoluto, attraverso la formalizzazione della pratica conciliativa.
La forza del diritto collaborativo risiede proprio nella regolamentazione del relativo percorso e nelle particolari regole che ad esso sovrintendono.
In ogni “caso” collaborativo ciascuna Parte è rappresentata dal proprio Avvocato di fiducia. Lavorando insieme nelle sessioni congiunte le parti, i loro Avvocati e i Consulenti Tecnici cercano di identificare i bisogni e gli interessi di ciascun membro della famiglia e nello stesso tempo le aree su cui non vi è accordo.
L’equipe collaborativa assisterà le parti usando strategie di “problem solving” per ridurre o eliminare le aree di disaccordo, allo scopo di pervenire ad una soluzione del problema mirata sulle esigenze del singolo membro della famiglia.
Come funziona un processo collaborativo?
All’inizio del “caso”collaborativo, le parti, i loro avvocati e gli eventuali consulenti (questi ultimi, tuttavia, sono terzi neutrali e non di parte) sottoscrivono un contratto di collaborazione, che fornisce le linee guida del processo e che automaticamente mette fuori gioco gli avvocati e gli altri professionisti nel caso in cui la “soluzione consensuale” non riesca. Questa regola vincolante impedisce ai Legali e Consulenti, intervenuti nel procedimento, di proseguire nelle difese o nella consulenza se per qualsiasi ragione la conciliazione abbia esito negativo. Tale “esclusione” serve ad evitare che gli avvocati possano minacciare cause, o possano farlo al posto loro le parti durante il processo collaborativo utilizzando quanto hanno appreso nel corso di esso. In questo modo gli avvocati si concentrano sulla soluzione del problema, anziché sulla lite, e le parti si focalizzano sui propri interessi evitando che un giudice possa decidere al posto loro. A conciliazione avvenuta si preparerà un normale ricorso per separazione o divorzio consensuale che i due Avvocati di fiducia depositeranno in Tribunale, con la sottoscrizione di tutti i partecipanti, così come prevede la Legge italiana.
In caso mancata conciliazione – è utile ribadire – nuove e diverse figure professionali assisteranno le parti nel process